Eluana, la Costituzione e il cattolicesimo democratico
Martedì 10 febbraio, il Partito Democratico si affiderà alla parola dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per difendere la Costituzione ed esprimere la solidarietà al Presidente Giorgio Napolitano. Al quale non ha fatto mancare la solidarietà un altro grande ex della Dc, il senatore a vita Giulio Andreotti.
C’è qualcosa di apparentemente surreale in queste uscite. Mentre i fedeli cattolici si mobilitano con la preghiera, su internet, ovunque venga loro lasciato spazio per difendere la vita di Eluana Englaro e denunciare come si stia introducendo la legalizzazione dell’eutanasia attraverso un caso pietoso, due importanti uomini storici della Dc e statisti d’Italia sentono il bisogno di scendere in piazza per difendere la Costituzione, quasi che la Carta sia più importante della vita di una persona e della protezione del diritto alla vita da parte dello Stato.
Ma in realtà queste posizioni non sono nuove e riflettono il problema che il cattolicesimo democratico ha sempre avuto con le istituzioni. Ricordate quando Giulio Andreotti con altri sei democristiani, compreso il Presidente della Repubblica Leone, firmarono la legge 194 che legalizzava l’aborto? Oppure quando Romano Prodi e Rosy Bindi andarono a votare no nel referendum sulla legge 40 quando tutti i cattolici “normali” si astennero per invalidare il referendum promosso da radicali e partiti laicisti? Oppure i “cattolici del no” che nel 1974 votarono per mantenere la legge che aveva introdotto il divorzio?
Sono tutti casi nei quali la procedura ha prevalso sulla realtà, il rispetto della legge positiva ha avuto il sopravvento sulla legge naturale. Questo è il punto centrale: questi cattolici non credono esistano principi comunque veri indipendentemente dal riconoscimento formale delle maggioranze e delle procedure, o delle leggi positive. E nel caso di conflitto scelgono sempre il diritto positivo, la maggioranza, non la verità delle cose.
Così la realtà viene piegata al rispetto della procedura e frequentemente viene piegata al servizio dell’ideologia. Il caso della Costituzione è esemplare. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto una cosa ovvia, ossia che la Costituzione è stata fatta in un periodo storico completamente diverso dall’attuale perché precedente la caduta del Muro di Berlino; i partiti protagonisti di quella scelta non ci sono più e neppure le ideologie che rappresentavano godono di largo consenso. Inoltre è un dato di fatto che una delle forze politiche costituenti, il Pci, faceva riferimento all’Unione Sovietica. Questa è la realtà. Poi si potrà anche decidere di non cambiare la Costituzione ma non si può prescindere da chi l’ha fatta e negare come sia stata approvata. E affermare che non si possa cambiarla significa fare dell’ideologia, trasformando un mezzo (le regole della convivenza) nel fine.
Ma torniamo all’attualità. Il principio di realtà ci dice che Eluana sta per essere uccisa, anzi che l’omicidio è in corso. L’urgenza c’è tutta, con ogni evidenza, ma non per il Presidente della Repubblica, per Scalfaro e per Andreotti (e altri purtroppo).
Vogliamo trovare in tempo un mezzo per salvarla. Intanto continuiamo a pregare, noi crediamo nei miracoli.
Marco Invernizzi
Martedì 10 febbraio, il Partito Democratico si affiderà alla parola dell’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per difendere la Costituzione ed esprimere la solidarietà al Presidente Giorgio Napolitano. Al quale non ha fatto mancare la solidarietà un altro grande ex della Dc, il senatore a vita Giulio Andreotti.
C’è qualcosa di apparentemente surreale in queste uscite. Mentre i fedeli cattolici si mobilitano con la preghiera, su internet, ovunque venga loro lasciato spazio per difendere la vita di Eluana Englaro e denunciare come si stia introducendo la legalizzazione dell’eutanasia attraverso un caso pietoso, due importanti uomini storici della Dc e statisti d’Italia sentono il bisogno di scendere in piazza per difendere la Costituzione, quasi che la Carta sia più importante della vita di una persona e della protezione del diritto alla vita da parte dello Stato.
Ma in realtà queste posizioni non sono nuove e riflettono il problema che il cattolicesimo democratico ha sempre avuto con le istituzioni. Ricordate quando Giulio Andreotti con altri sei democristiani, compreso il Presidente della Repubblica Leone, firmarono la legge 194 che legalizzava l’aborto? Oppure quando Romano Prodi e Rosy Bindi andarono a votare no nel referendum sulla legge 40 quando tutti i cattolici “normali” si astennero per invalidare il referendum promosso da radicali e partiti laicisti? Oppure i “cattolici del no” che nel 1974 votarono per mantenere la legge che aveva introdotto il divorzio?
Sono tutti casi nei quali la procedura ha prevalso sulla realtà, il rispetto della legge positiva ha avuto il sopravvento sulla legge naturale. Questo è il punto centrale: questi cattolici non credono esistano principi comunque veri indipendentemente dal riconoscimento formale delle maggioranze e delle procedure, o delle leggi positive. E nel caso di conflitto scelgono sempre il diritto positivo, la maggioranza, non la verità delle cose.
Così la realtà viene piegata al rispetto della procedura e frequentemente viene piegata al servizio dell’ideologia. Il caso della Costituzione è esemplare. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto una cosa ovvia, ossia che la Costituzione è stata fatta in un periodo storico completamente diverso dall’attuale perché precedente la caduta del Muro di Berlino; i partiti protagonisti di quella scelta non ci sono più e neppure le ideologie che rappresentavano godono di largo consenso. Inoltre è un dato di fatto che una delle forze politiche costituenti, il Pci, faceva riferimento all’Unione Sovietica. Questa è la realtà. Poi si potrà anche decidere di non cambiare la Costituzione ma non si può prescindere da chi l’ha fatta e negare come sia stata approvata. E affermare che non si possa cambiarla significa fare dell’ideologia, trasformando un mezzo (le regole della convivenza) nel fine.
Ma torniamo all’attualità. Il principio di realtà ci dice che Eluana sta per essere uccisa, anzi che l’omicidio è in corso. L’urgenza c’è tutta, con ogni evidenza, ma non per il Presidente della Repubblica, per Scalfaro e per Andreotti (e altri purtroppo).
Vogliamo trovare in tempo un mezzo per salvarla. Intanto continuiamo a pregare, noi crediamo nei miracoli.
Marco Invernizzi
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