giovedì 4 marzo 2010

Newsletter - n. 46

Care amiche, cari amici,
quanto avvenuto a Torino in occasione delle elezioni regionali può essere considerato un modello di impegno politico dei cattolici alla luce dei principi non negoziabili.
Un candidato alla Presidenza della Regione, Roberto Cota, ha infatti sottoscritto un “Patto per la vita e la famiglia” (www . alleanzapercota . org) fondato su sei punti relativi ai principi non negoziabili e ha accettato quattro garanti, espressione di diverse associazioni e movimenti del laicato cattolico, che vigileranno sul rispetto degli impegni sottoscritti in caso di vittoria elettorale.
Ma perché è tanto importante quanto accaduto? Per il metodo anzitutto, che può essere indicato come esemplare per altre situazioni analoghe e perché tipico della nostra epoca, post-ideologica e segnata dal relativismo.

Proviamo ad andare con ordine.
Vi è stato un tempo, l’epoca della cristianità, in cui la fede impregnava la vita pubblica e la legge positiva si ispirava completamente al diritto naturale. I conflitti non mancavano, ma non erano di natura ideologica, se non quando era la stessa fede a venire minacciata, dall’esterno (soprattutto l’islam) o dall’interno (le diverse eresie).
Poi cominciò l’epoca delle ideologie (1789-1989) e nacquero i movimenti cattolici e i partiti d’ispirazione cristiana che si ispiravano, o avrebbero dovuto ispirarsi, alla dottrina sociale della Chiesa, con lo scopo di difendere e possibilmente riconquistare una presenza pubblica del cattolicesimo organizzato. Fu l’epoca del confronto, dello scontro e della persecuzione, dove il movimento cattolico doveva opporre una organizzazione e una strategia forte e organizzata ad altre “famiglie ideologiche” altrettanto forti e organizzate.
Con l’abbattimento del Muro di Berlino comincia una nuova stagione, segnata dal relativismo e dal pensiero debole, con l’assenza di soggetti politici visibili e organizzati. Il Magistero della Chiesa invita così ad una presenza pubblica del mondo cattolico orientata a rivendicare la garanzia del rispetto di alcuni principi fondamentali, sintesi della dottrina sociale della Chiesa. Sono i “principi non negoziabili” indicati dalla Nota dottrinale della Congregazione per la dottrina della fede del 24 novembre 2002, dal discorso di papa Benedetto XVI a parlamentari del Partito popolare europeo del 30 marzo 2006 e al recente comunicato dei vescovi dell’Emilia Romagna del 22 febbraio 2010. Essi ruotano attorno a tre principi indicati sempre come i principali: la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, la centralità della famiglia come soggetto politico fondato sul matrimonio fra un uomo e una donna e la libertà di scelta educativa senza costi aggiuntivi per i genitori che appunto scegliessero di mandare i loro figli in una scuola non statale. Altri principi, pure importanti nell’economia della dottrina sociale, legati ai valori della solidarietà, dell’accoglienza e della disciplina dell’immigrazione, e della pace, vengono successivamente indicati a completamento di questi tre.

Quanto avvenuto a Torino ricorda per certi versi il Patto Gentiloni del 1913, che porta il nome del Presidente dell’Unione elettorale cattolica che, in occasione delle elezioni politiche di quell’anno, chiese ai candidati di firmare un eptalogo, cioè un impegno in sette punti ritenuti fondamentali dai cattolici. Saranno eletti 228 deputati col voto determinante dei cattolici. Naturalmente i sette punti erano assai diversi dai sei di Torino firmati da Roberto Cota, perché diverse erano le minacce che gravavano allora sulla società.
Tuttavia il significato è simile. Si tratta di educare l’elettore, soprattutto se cattolico, a usare come criterio di scelta in occasione delle elezioni quello dei principi non negoziabili e quindi abbandonare i criteri di appartenenza, di simpatia, di interesse, per scegliere unicamente i candidati che si impegnano pubblicamente a difendere e promuovere quei valori che il Magistero ci presenta appunto come non negoziabili.

Marco Invernizzi